mercoledì 16 settembre 2015

[Tutùm Narrativa] - "Fungo magico" di M. Allis

Non bisognerebbe mai andare ad Amsterdam con Alberto.


Solo che eravamo a casa di Gino, eravamo a cena e mi disse “ma se andiamo ad Amsterdam?” era il 12 di agosto, il 14 atterravamo a Schipiol. Capii subito che c’era qualcosa che non andava in quanto ripeteva in maniera ossessiva sempre 3  o 4 frasi. E guardava in continuazione il suo nuovo iphone, per qualunque cosa. Non guardava Amsterdam, guardava le mappe sul telefono, se andavamo da un posto all’ altro non è che guardava i ponti, i viali, i canali, guardava l’app della bussola. Che oh io c’ero stato 13 volte, mi sapevo muovere, non serviva la bussola, mica eravamo in mezzo all’oceano! E attaccava dei clamorosi pipponi su Mirna che aveva battezzato la figlia. “Ma non è sposata, allora è ipocrisia, ma come? Prima non ti comporti come la tua religione dice e poi ipocriticamente battezzi tua figlia?” solo che a me non fregava veramente un cazzo se Mirna aveva battezzato sua figlia. Poteva darsi che le piacesse la cerimonia, poteva darsi che pure se ci credeva si sentiva oramai una perduta peccatrice e volesse comunque salvare la piccola dalle fiamme dell’inferno, poteva darsi che puntasse ai vestitini che le avrebbero regalato i parenti. Poteva darsi che fossero cazzi suoi e a me non fregava. Ma lui non parlava d’altro. Avevo un piano d’azione. Cannone al grassopher, erba tosta, e special cake “ma non farà male ingerirlo?” “no no mangia mangia”. Divenne catatonico. All’uscita eravamo aggrappati a un lampione incapaci di parlare. Ma andava bene. Non riuscivamo a parlare. Soprattutto, lui non riusciva a parlare. E andava bene.

Se vado ad Amsterdam non posso esimermi dai funghi allucinogeni, sono la mia passione. Mi piace che li compro al negozio. Il mio preferito è ”when nature calls”. Mi piace già il nome. E mi piace che il tipo del negozio quando esci ti auguri “have a good trip”. Lui non li voleva. Quindi li comprai e cominciai a mangiarne. Lui voleva sapere cosa erano. Ma quando vide che nella confezione c’erano le istruzioni se le lesse. Poi me ne chiese uno “ma cosa vuoi che ti fa uno, la confezione è una dose” ma ne prese uno, poi un altro poi….senti andiamo a comprarne un’altra scatola, cazzo.
Era sabato sera. I funghi arrivarono, solite sensazioni di beatitudine e comunione col mondo circostante. Perfino con Alberto. I funghi lo avevano reso sorridente e silenzioso. Una meraviglia. La folla enorme di leitsplein, che non sarò mai sicuro di come si scrive. Camminavano, osservavamo e ridevamo. Poi decidemmo di fare una pausa al nostro coffee shop preferito. Seduti fuori.strada stretta, uno seduto di fronte all’altro. A un certo punto gli faccio “ci scambiamo di posto? Così io vedo il mondo alle tue spalle, vedo quello che vedi tu ora?” e ci siamo scambiati. Osservavo, stupito e stupefatto come piace a me. E noto questo gruppo di persone che arriva. Un gruppo di svedesoni alti e biondi. Quello che noto in particolare è che in mezzo a loro c’è questa splendida bimbetta indiana. Col vestitino idiano, sfondo azzurro e un mare di colori. È strana perché loro sono tutti biondi, lei piccola e nera, ma cammina tra loro. Che non se la filano affatto. I biondoni, anzi, camminano più velocemente di lei, e rimane indietro. La cosa inizia a a sembrarmi strana. Non starà mica da sola, alle undici di sera, per Amsterdam. E comincio a dire qualcosa ad Alberto “ma non sarà mica sola quella bambina?” ma lui resta indifferente. Poi gli svedesoni vanno molto più avanti di lei, non è più in mezzo a loro, è proprio sola”ma quella bambina è sola!!” Alberto si gira, guarda, e si rigira a guardare me. Comincio a preoccuparmi, bisogna fare qualcosa “dai non la possiamo lasciare li, sta sola, si sarà persa!” e Alberto “guarda che la bambina non esiste, la vedi solamente tu” ma cazzo…la vedo, non è un’allucinazione che viene e va, sono dieci minuti che la vedo. Visto che Alberto è inservibile e visto che la bambina già  si sta allontanando, prima che si perda definitivamente decido comunque di fare qualcosa. E chiamo il cameriere. Questo ragazzone alto, nero. Gliela indico, oramai è lontana, gli chiedo se la conosce. Lui, al contrario di Alberto, si preoccupa moltissimo. Mi dice di aspettare, entra nel coffee shop, chiede se qualcuno ha perso una bimba, riesce e mi dice che dobbiamo subito fare qualcosa. Dice a me, sotto allucinogeno, di correre a prenderla, lui va dal lato opposto per vedere se trova i genitori. Cazzo. Io sto in pieno trip. Ma obbedisco. Corro dalla bambina. E in che lingua ci parlo con una bambina indiana in olanda? Mi capirà? Già io sto capendo poco, figuriamoci a comunicare con lei. Comunque non posso tradire il mio amico del coffee shop e la cosa mi sta prendendo parecchio, la fermo, cerco di essere dolce, di non spaventarla, ma non sembra affatto spaventata. Dato che non si sa che lingua usare parlo direttamente italiano”dov’è La tua mamma? Mamma…mom…mamà” a mamà si illumina, si gira, non la vede, non sa che fare, io meno di lei, lei però si fida di me, bontà sua, e fa la cosa che già normalmente mi farebbe sciogliere, figurati sotto funghi, allunga le sue braccine per farsi prendere in braccio. Cazzo! Se mi vedono mi prendono per un pedofilo, ma bisogna farlo. La prendo,
torno verso il coffee shop. Dalla parte opposta vedo arrivare il cameriere con accanto a se un uomo magrissimo, indiano, ed una donnona obesa agitata con un sari multicolore, indiana pure lei. La bambina la riconosce, urla, la metto giù, corre e va dalla mamma che la abbraccia. Il cameriere viene da me felicissimo, mi da il 5 e ci abbracciamo, poi arriva la donnona,  mi abbraccia, mi mette una mano sulla fronte e mi fa una cosa che penso sia una benedizione, il padre mi stringe la mano. Mi sento soddisfattissimo. Rientro al coffe shop, mi offrono da bere, una coppia solleva il bicchiere verso di me. Perfino Alberto capisce cosa è successo e mi dice “ma cazzo sei l’eroe della serata”. Prendo il telefono e scrivo un sms a mia madre che sta in vacanza in sardegna che recita: mamma ho riportato una bambina indiana che si era persa da sua madre. Sono un eroe!” e mia madre risponde”bravo!” e io mi sganascio dalle risate come solo sotto funghi può succedere.

A ripensarci il giorno dopo nessuno si era accorto di quella bambina tranne uno sotto allucinogeno che si è fatto aiutare dal cameriere di un coffe shop. 
Poi dicono che la droga fa male.



M. Allis

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