mercoledì 23 settembre 2015

[Narrativa Scelta] - Dino Buzzati "Un amore", cosa sei disposto a perdere?


Una vecchia edizione del romanzo

C'è stato un libro nel 2014 che più di tutti mi ha coinvolta, mi ha fatto cenare a tavola con gli occhi incollati sulle pagine e mia madre arcigna dal lato opposto della copertina: Un amore, di Dino Buzzati.
La trama è piuttosto scarna e all'apparenza banale: un uomo, Antonio Dorigo, ama una donna, Laide, che lo fa tribolare con le sue parole non chiare, con il classico gioco dei sentimenti. Non si tratta tanto di quello che viene raccontato, ma della capacità di Buzzati di riuscire a presentare sulla carta i pensieri di un uomo ossessionato da un amore di fiele.
Ossessione, appunto, è la parola chiave. La donna c'è, è ovunque, è la forza scatenante di ogni pensiero che diventa un vortice, l'inizio di una catena di frasi, di idee, di immagini, di ricordi tutti, inspiegabilmente, legati a lei. C'è un che di cavalcantiano nel modo in cui l'amore è vissuto dal protagonista di Buzzati, così a volte prevale la narrazione degli effetti distruttivi che il sentimento ha sull'amante irrequieto sullo sviluppo diegetico. Tutto è improvvisamente fermo, immobile, come la vita di quell'uomo dall'orgoglio spezzato. È una lotta, una guerra fatta di piani, messaggi nascosti, spionaggio. Una battaglia fisica e psicologica in cui il lettore può essere complice o decidere di contrapporre all'universo di Antonio il principio di realtà. Si aggiunga poi che Antonio e Laide sono due universi inconciliabili. Lasciando da parte il chiaro disinteresse affettivo della donna, i due fanno parte di mondi distanti. Lui, borghese, buona famiglia, lavoro onesto, con l'unico vizio del sesso. Lei nient'altro che una puttana selvaggia e sempre sprovvista di affetti autentici. Si concilieranno forse, o forse non lo faranno. Tutto può cambiare in base alla mossa giusta, al pensiero adatto, al gesto opportuno. Non sarò io a rovinarvi il piacere della scoperta. Ogni atteggiamento di Antonio è dettato da un principio di totale irrazionalità. Laide diviene l'abile burattinaia della sua vita creando una coerenza tagliata su misura per il suo amante. Non si può pretendere di riuscire a trovare motivazioni logiche indagando nel testo perché la logicità è implosa al primo sguardo di Laide, è un mondo onirico, patologico. È ossessione.
Tutti noi abbiamo perso la testa per qualcuno, la prima volta probabilmente avevamo ancora la pelle acneica e l'apparecchio, eppure giuravamo che nessuno ci avrebbe mai superato per l'intensità del nostro amore. Poi è finita l'estate, siamo ritornati a scuola e ci siamo innamorati del nuovo compagno di classe. E la storia si è ripetuta, fino ad oggi. Tutti abbiamo amato qualcuno a tal punto da dimenticare cosa sia in sé l'amore e cosa la persona. Abbiamo costruito castelli di carta che difendessero l'immagine di un lui o una lei palesemente colpevole pur di amarlo ancora e non negare la sua – apparente – perfezione. Se ami una puttana, però, è peggio. Se la ami e sei convinto di essere ricambiato, di essere il suo preferito, di esserti guadagnato la sua riconoscenza assieme al suo amore, allora la situazione non può che sfuggirti di mano. Se ogni attimo insieme è felicità, cosa sei disposto a perdere per raggiungerla? Qual è il limite oltre il quale è la dignità a esser lesa?

Serena Mauriello

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